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Allarme ignoranza da tecnologia: solo 1 italiano su 10 sa che anche lo smartphone può essere colpito da malware

È l’amico tecnologico più amato dal 62% degli italiani, che insieme ci trascorrono fino a 90 minuti ogni giorno (34%), in materia di sicurezza però c’è ignoranza.
Per molti rappresenta il primo e l’ultimo contatto con il mondo al loro risveglio (68%) o prima di addormentarsi (77%), e la soluzione più praticata per fare shopping online (78%) o per comunicare con gli amici (85%), ma anche per svolgere le commissioni personali quotidiane (82%). Ma solo il 10% circa degli italiani considera l’eventualità di rischi legati alla sicurezza dei dati contenuti nello smartphone a causa di attacchi potenziali di virus. È quanto emerge dal Samsung Trend Radar, lo studio promosso dall’azienda e condotto mediante metodologia WOA (Web Opinion Analysis) su circa 1500 italiani dai 18 ai 65 anni nel mese di aprile 2018, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il rapporto tra gli italiani e il loro smartphone.

Conoscono tutti i modelli in uscita e usano lo smartphone per qualsiasi cosa, dagli acquisti online ai film in streaming; solo pochi sono consapevoli della sicurezza del proprio dispositivo e proteggono i dati che custodisce.

Lo smartphone ha di fatto superato i confini del semplice dispositivo hi-tech, confermandosi un inseparabile compagno di vita quotidiana al cui interno sono custoditi grandi quantità di dati personali, come foto, codici bancari o informazioni private: un tesoro inestimabile che di fatto l’88% degli italiani considera al sicuro e non minacciato da nessun rischio di attacco. Quali gli utilizzi? Lo shopping online (78%) batte di gran lunga il download di musica (67%) e di film (42%); ma è la partecipazione a chat di messaggistica istantanea a primeggiare tra le richieste principali (85%), seguito dalla navigazione in rete (72%). Solo un’esigua percentuale utilizza il proprio mobile solo per chiamare (11%) o per mandare sms (6%), pratica ormai quasi del tutto andata in soffitta.

“Lo smartphone è il dispositivo preferito da 6 italiani su 10, supera tutti i dispositivi hi-tech nell’utilizzo quotidiano: in viaggio o in ufficio, è difficile resistere al suo richiamo per fare shopping, navigare in rete o per chattare. Ma per 1 italiano su 3 è anche lo strumento principale per svolgere pratiche legate a salute, tempo libero e conti bancari”, ha commentato Carlo Barlocco, Presidente di Samsung Electronics Italia. “Dal nostro Trend Radar emerge però che solo il 10% circa degli italiani considera l’eventualità di rischi legati alla sicurezza dei dati contenuti nello smartphone a causa di attacchi potenziali di virus e questo deve farci riflettere: come Samsung siamo convinti dell’importanza della formazione dei consumatori, che oggi più che mai hanno bisogno di essere consapevoli degli strumenti che ci impegniamo a mettere a loro disposizione”.

Video dei primi passi dei figli o delle vacanze, scansioni di documenti personali e file contenenti password segrete: all’interno di ogni smartphone è infatti contenuto un tesoro di informazioni personali potenzialmente esposte all’attacco di virus. Pericolo questo, che però pare sia sottovalutato da circa l’87% degli italiani che non ha mai pensato ai rischi esistenti, soprattutto nei confronti dei dati personali (88%), tanto da sentirsi assolutamente sicuri (32%) e senza pensieri. Solo l’8% nutre qualche dubbio a proposito, tanto da non sentirsi per nulla confidente nel diramare o conservare dati personali particolarmente sensibili. In molti non conoscono le più basiche operazioni di salvataggio, come il backup, che per il 37% degli italiani è una tecnica di ballo hip hop.

TANTO ENTUSIASMO PER LO SMARTPHONE MA CON UN PIZZICO DI SUPERFICIALITÀ

Dai dati analizzati per il Samsung Trend Radar emerge inoltre una certa superficialità nel considerare i rischi nei confronti della protezione dello smartphone, accompagnata però da un forte interesse nei confronti delle novità: il 39% si promuove a pieni voti nella conoscenza di caratteristiche tecniche del proprio telefono portatile, mentre il 41% si considera un buon intenditore. Una passione che si traduce in forti acquisti, come conferma il 46% degli italiani che ha dichiarato di aver cambiato fino a tre smartphone negli ultimi 5 anni, mentre il 23% ha addirittura a fatica superato l’anno per ogni dispositivo, nello stesso periodo di riferimento. Assidui frequentatori di forum di discussioni (63%) o avidi lettori di giornali specializzati (37%), per gli italiani l’acquisto è un rito ‘sacro’ che non è lasciato al caso.

SMARTPHONE: COME LO USANO GLI ITALIANI

Gli italiani utilizzano lo smartphone dai 30 ai 60 minuti ogni giorno (27%) o fino a 90 minuti (34%). Per la maggior parte di loro, pigiare sulla sua tastiera virtuale rappresenta il primo gesto (68%) o l’ultimo direttamente a letto (77%), anche se il momento della pausa pranzo (43%) e del relax davanti alla tv alla sera (59%) rappresentano i momenti preferiti per utilizzarlo. Tra i più ‘addicted’ invece, ad essere preferiti sono il momento del viaggio sui mezzi (51%) o persino in ufficio, tra una mail ed un’altra (36%). Considerato più intuitivo all’uso, rispetto al pc (68%), non ingombrante (35%) e veloce grazie alla connessione in rete (54%), lo smartphone è stato utilizzato fino a cinque volte in un mese per fare compere (46%), oppure per svolgere delle commissioni personali (17%). Per risparmiare tempo ed energie il 42% degli intervistati ha dichiarato di usarlo per prenotare viaggi e voli, per pagare le tasse scolastiche (35%), persino per prenotare visite mediche (37%) ed accedere al proprio conto personale per verificarne importi e movimenti (38%). Pratiche queste che vengono svolte, per 1 italiano su 3 (38%) più di cinque volte al mese.

LE GAFFE DEGLI ITALIANI SULLA TECNOLOGIA MOBILE

Ignoranza e incertezza riguardano invece i termini tecnici, come Trojan, che il 38% degli italiani pensa che sia una marca di Suv o una parolaccia russa (35%), invece di un malware. Mentre per il 78% degli intervistati il GDPR (General Data Protection Regulation) è un codice di programmazione informatica e non il regolamento della Commissione Europea per la protezione

dei dati personali (2%). Per il 38% il termine Widget fa invece riferimento ad un titolo di un film horror americano, anziché essere l’insieme di pulsanti che compongono l’interfaccia grafica. Per concludere, il 34% non sa il significato di Tri band, secondo cui sarebbe una band musicale con tre componenti, anziché il dispositivo che supporta frequenze multiple per la comunicazione; il 37% invece non sa cosa sia il backup, tanto da reputarlo un passo di hip hop, invece che la duplicazione di un file o di un insieme di dati su un supporto esterno per avere una copia di riserva.